mercoledì 29 febbraio 2012

Autonomia o indipendenza?

(pubblicato su DM n. 160, dicembre 2006)


I termini autonomia e indipendenza sono molto usati nel mondo delle persone con disabilità e solitamente con significato analogo, per dire più o meno la stessa cosa. Questa similitudine però, ha fatto nascere in me  la curiosità di capire quali siano i significati dei due termini e se si possano riscontrare delle differenze.
Il vocabolario riporta le seguenti definizioni:
- autonomia è “la capacità di governarsi da sé, sulla base di leggi proprie, liberamente sancite”;
-  indipendenza è “la condizione di chi non dipende da altri”.
In effetti i significati sono molto simili, ma quanto riportato sopra mi dà conferma dei dubbi che da un po’ di tempo bussano alla porta del mio desiderio di comprendere la realtà e di cercare le parole adatte per rappresentarla adeguatamente.
Ciò che più risalta alla mia attenzione è che si può essere autonomi senza essere indipendenti, così come si può essere indipendenti senza essere autonomi. Ed ora cerco di spiegarmi meglio - senza avere la certezza di riuscirci, né la pretesa di esaurire un tema molto vasto e pieno di ulteriori implicanze.
Una persona è indipendente perché non ha bisogno di chiedere un intervento esterno per svolgere le sue attività, siano esse quotidiane o di natura particolare. Può alzarsi al mattino, vestirsi, far colazione, andare al lavoro, comprare ciò che gli serve, andare al cinema, al ristorante, a farsi una scampagnata, a trovare un amico,  senza che altri debbano intervenire. Non è detto però che questa persona sia in grado di svolgere tutte le sue attività in maniera autonoma, perché, per esempio, c’è bisogno di qualcuno che la svegli alla mattina,  che gli dica a che ora uscire per arrivare puntuale ad un appuntamento o solo perché non riuscendo a decidere che vestito mettersi, chieda agli altri se stia meglio una maglietta rossa o una camicia grigia su un paio di pantaloni verdi alla zuava.
La caratteristica essenziale di una persona autonoma, invece, è quella di sapere con chiarezza come gestire la propria vita, sia essa fatta di gesti quotidiani o di eventi periodici. Non è però affatto scontato che una persona con questa attitudine sia necessariamente una persona indipendente, perché può aver bisogno che qualcuno la vesta, che le faccia il bagno, che l’accompagni al lavoro, che la aiuti a spostare i piatti dal tavolo al lavello, che raddrizzi un quadro appeso in camera, che le asciughi una lacrima dal viso.
Non vorrei sembrare eccessivamente retorico o banalmente deduttivo, ma mi sento di affermare che una persona autonoma è quella che sa mettere a pieno frutto la propria capacità di essere responsabile. E dirò di più: la persona autonoma è talmente responsabile che non ammette eventuali ingerenze da parte di chi, vedendola bisognosa di aiuto, si permette di decidere al suo posto che inclinazione dare al cappello che ha scelto di mettere quel giorno o di abbottonargli il cappotto senza che gliel’abbia chiesto.
In generale le persone che cercano di rendersi autonome fanno una scelta di responsabilità, si rendono conto che per essere felici, o almeno per iniziare ad esserlo, è necessario imparare a fare le proprie scelte con consapevolezza; e ciò è possibile se parallelamente viene intrapreso un percorso di conoscenza personale volto a liberare tutte le proprie capacità e predisposizioni e a metterle a frutto. A volte ho l’impressione che le persone confondano l’autonomia e l’indipendenza, perché ritengono che l’essenziale sia poter fare quello che si vuole senza che nessuno possa interferire; ad onor del vero c’è chi, per la stessa voglia di libertà o presunta tale, non fa delle scelte di vita responsabili e se ne sta rintanato nel proprio status quo, nonostante possa essere poco piacevole. E se questo succede tra le persone senza problemi fisici o psichici, succede anche tra le persone con disabilità.
Autonomia e indipendenza sono certamente termini (e realtà) molto simili, ma considero maggiormente liberatorio e responsabile trovare la propria autonomia, psicologica ed emotiva, perché permette alle persone di dire “ci sono!”,  nonostante le difficoltà che si possono incontrare (anche per garantire la propria autonomia); fino al punto che la propria dipendenza dall’aiuto di altre persone diventa una scelta di libertà, che permette di impiegare le proprie energie (e grande importanza hanno le energie fisiche in certe condizioni) per occuparsi delle cose che più stanno a cuore.
In definitiva divenendo autonomi, senza magari essere indipendenti, si compie un grande atto di rispetto verso se stessi, perché, se pur la vita è dura, e su questo credo non ci sia dubbio alcuno, è possibile vivere tutto con un po’ più di leggerezza e serenità.
 

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