mercoledì 29 febbraio 2012

Tradizioni da... digerire


Nonsi finirebbe mai di conoscere le tradizioni popolari che sitramandano di generazione in generazione, che riguardano un interopopolo o gli abitanti di una regione, di una città, o di un singolocomune e forse anche di un quartiere. Non ci sarebbe nemmeno dastupirsi che ci siano delle tradizioni che vengono portate avanti dagruppi di persone che, pur vivendo in luoghi diversi, si riuniscono edecidono di dedicare parte del loro tempo a coltivare un interesse, adedicarsi a situazioni di bisogno o a diffondere con varie attivitàun modello di pensiero.
Infondo è possibile pure che ogni nucleo familiare abbia i propri usie costumi, fosse anche solo per rispettare in maniera del tuttopersonale tradizioni proverbiali, dal classico “Natale con i tuoi,Pasqua con chi vuoi” (e sia a Natale che a Pasqua, a pranzo daimiei e a cena dai tuoi) al pratico “Mogli e buoi dei paesi tuoi”,ecc.
Letradizioni sono interessanti, al punto che spesso diventano soggettodi documentari, reportage, film; da esse si possono ricavare molteinformazioni sui diversi nuclei umani che vivono su questa terra,conoscerne la spiritualità, la filosofia, l’evoluzione storica, imotivi che hanno permesso il nascere di feste, riti e celebrazioni.
Letradizioni a volte sono curiose, inaspettate, impensate, soprattuttoquelle di gente che vive lontana da noi, con un sistema di vitatotalmente diverso dal nostro, di fronte alle quali magari ci sisente superiori e/o fortunati perché nati in un paese civilizzato,industrializzato, evoluto...
Masono curiose anche le tradizioni vicine, che a volte potrebberolasciare perplessi, non tanto perché possono infondere diffidenzaverso le persone che le tramandano, quanto per ciò che concretamenteesse comportano e per gli eventuali... postumi; potrebberoaddirittura divertire moltissimo.
Recentementesono venuto a conoscenza di una tradizione che si svolge, da chissàquanti anni, a Rezzato, il paese in cui vivo, il lunedì che segue lafesta patronale di S. Anna, che solitamente si celebra nella domenicasuccessiva al 26 luglio con la caratteristica processione verso ilSantuario della Madonna di Valverde.
Lamattina di quel lunedì, detto Sant’Anì (forse senza apostrofi omaiuscole), ho deciso di farmi una passeggiata, a bordo della miaturbo-carrozza, proprio dalle parti del santuario. Avendo deciso difar colazione fuori, erano circa le nove, mi sono diretto al vicinobar-ristorante; mentre entro nel cortile vedo un gruppo di uominiindaffarati a fare dei preparativi, alcuni a tagliare a listarelle etocchettini delle verdure, altri a preparare del pane, altri apredisporre bicchieri e a stappare bottiglie. Chiedo alla signora chemi porta cappuccino e briosche cosa stesse succedendo, se queisignori dessero una mano per il pranzo di quel giorno. No, mi dice lasignora. Stavano preparando l’occorrente per rispettare latradizione di Sant’Anì: in pratica la compagnia, fatta di signoridi una certa età, si ritrova per fare uno spuntino mattuttino checonsiste in un’abbondante insalata le cui verdure principali sonopeperoni e cipolle, naturalmente crude! A me si è stretto lo stomaco(la colazione l’ho fatta comunque con un certo gusto), perchél’idea di mangiare peperoni e cipolle a metà mattina...!D’altronde chissà quanta gente in passato l’ha fatto permancanza d’altro. E forse per rispettare questa tradizione, perfare memoria del tempo che è stato, si utilizzano ancora gli stessiingredienti. Non conosco la storia di questa tradizione, da cosa equando è nata; ma per quanto circoscritta la ritengo moltocaratteristica, celebrativa di valori semplici, di convivialità egiovialità che non guasta mai, benché il suo tramandarsi richieda,quanto meno, uno stomaco ben predisposto.

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