martedì 28 febbraio 2012

Economia per tutti



Ho assistito ad una operazione economica tipica del capitalismo e delle grandi imprese multinazionali. E’ sotto gli occhi di tutti il lancio definitivo dei lettori dvd, basta guardare quanto siano scesi i prezzi di questi strumenti e quanto sia fortemente diminuita la presenza di videocassette nelle videoteche; in alcuni negozi non le vendono più e ti dicono che sono ormai fuori commercio.
E’ lampante che il cambiamento di alcuni atteggiamenti sociali dipendono dal comportamento delle grandi aziende, che naturalmente agiscono in base al profitto che possono ottenere.
E’ lecito però pensare che se possono influire sui consumi di interi popoli, potrebbero dare una grossa mano alla loro salute e a quella del pianeta; come riescono ad imporre un nuovo prodotto sul mercato, riuscirebbero ad imporre, per esempio, carburanti alternativi, già esistenti e meno inquinanti o forse del tutto innocui, come l’idrogeno. Solo che l’idrogeno non è ancora redditizio  come il petrolio (magari  non lo diverrà mai), petrolio che però prima o poi finirà. Certo all’idrogeno si arriverà, ma non prima del 2010, hanno detto. Capisco che passare da un sistema produttivo ad un altro richieda tempo e denaro, e che ci sono in gioco posti di lavoro; sta di fatto che questa programmazione di operatività non è dettata da tempi organizzativi, ma dalla volontà di mantenere i livelli attuali di rendimento economico. Eppure è ormai chiaro che la ricerca spasmodica del profitto non paga, lo testimoniano i tanti fallimenti di grandi industrie italiane che hanno riempito le pagine dei giornali.
Credo siano tutti segnali che il capitalismo sta raggiungendo il suo apice per poi instradarsi verso il definitivo fallimento.
Segno, secondo me inequivocabile, è l’invito di qualcuno a consumare per sostenere l’economia. L’impressione è che sia nato più per convincere chi ha promosso questa campagna che non i cittadini, proprio come chi, rendendosi conto che la sua idea non ha più fondamento, alza la voce, magari urla pur di riaffermare il suo pensiero di fronte all’affermarsi del nuovo modo di pensare di molti.
E il nuovo modo di pensare propone un’economia che non ha come primo obiettivo il profitto, ma la distribuzione della ricchezza, non il consumo come generatore ma come fine della produzione, non lo sfruttamento, ma il rispetto delle persone; proposte già realizzate, operanti in varie forme, nate peraltro in ambienti culturali diversi, il cui unico “profitto” è l’equità per tutti. Certo, il cammino per un cambiamento su ampia scala è ancora lungo, ma le varie esperienze dimostrano che le nuove economie portano vantaggi per tutti, e non solo economici.

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