martedì 28 febbraio 2012

Plagio inconsapevole

Potete immaginare quale delusione sia scoprire che ciò che si è fatto o detto, convinti di aver creato qualcosa di nuovo, in realtà è già stato fatto, detto e pensato da qualcun’altro? Se non ci riuscite ve lo racconto io. Qualche mese fa ero praticamente sicuro di aver dato vita ad una frase che racchiudeva in sé un mondo di esperienza e un nuovo modo di pensare; ne ho pure sviluppato il significato in un breve scritto. Poi ho scoperto che molto probabilmente è la frase di un grande filosofo.
L’aver scoperto di essere stato anticipato ha portato con sé una momentanea delusione. Non ha certo cambiato la convinzione sulla verità che la frase porta con sé, soprattutto perché descrive ciò che vivo realmente ogni giorno.
Mi sono comunque sentito nei panni di quegli autori che dopo aver composto per esempio una melodia, scoprono di avere scritto un brano, che già esiste. Il fatto è che se ne accorgono spesso a pubblicazione avvenuta e questo naturalmente complica le cose, perché chi si sente defraudato del proprio diritto d’autore, ricorre al giudice. Vero è che, di fronte ad un’eventuale ammissione di colpa, al giudice si ricorre comunque per chiedere il risarcimento.
Si può però comprendere l’avverarsi di queste situazioni, escluso il dolo, dato che in qualche millennio di storia qualcuno avrà già coniato frasi famose, qualcuno, fra le centinaia di migliaia di musicisti, avrà già utilizzato una certa sequenza di note. 
Mi chiedo, tuttavia, se ci sia una via d’uscita al problema. Forse, dato che prevenire è meglio che curare (a proposito di frasi famose), potrebbe essere utile confrontare le proprie opere con persone di cui ci si fida, che sappiano dire schiettamente come stanno le cose e, nel caso, convincano l’interessato ad agire di conseguenza. Il limite di tale soluzione è dato dal grado di conoscenza della materia delle persone interpellate.
E se invece fosse abolito il diritto di autore? Questo, più che risolvere, eviterebbe il problema, e aprirebbe la strada ai furboni e ai finti tonti, che già abbondano.
Qualcuno ha un’altra idea? Evitare, per esempio, di sentirsi dei pensatori o dei compositori?
Chissà, forse non c’è una reale soluzione. Ciò che naturalmente fa la differenza è la capacità di ammettere, prima di tutto a se stessi, di aver “inventato” qualcosa di cui non si è l’autore primo, e saper riconoscere, dall’altro lato, di essere un bravo interprete; peraltro, se questo riguarda le cose essenziali della vita, non è certo male.

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