mercoledì 29 febbraio 2012

Giorni di passaggio


Ci sono giorni di passaggio durante i quali si ha la sensazione che quello che si è fatto fino a quel momento non abbia più molto senso e sia necessario ricominciare da capo, per entrare in una nuova logica alla luce della quale rivedere molto di quanto si è costruito, se non addirittura tutto, fosse solo per sistemare qualche piccolo dettaglio qua e là.
I giorni di passaggio sono caratterizzati da un certo smarrimento perché costituiscono la fine di un periodo e l’inizio del nuovo che non è ancora avviato; oppure perché il nuovo è cominciato in un attimo, più in fretta della propria capacità di adattamento e di rinnovare la messa in gioco delle proprie facoltà.
Avviene anche per i passaggi di stagione; certo, ora come ora non sono così chiari, ma avvengono comunque, perché la terra non cambia il suo percorso ellittico intorno al sole e quindi si modifica, per es., la durata del giorno e della notte e di conseguenza i ritmi quotidiani.
Così avviene nel passaggio dall’inverno, o quel che ne resta, alla primavera: è necessario cambiare abbigliamento, usare coperte diverse, alimentarsi in modo diverso…
Ma ci sono giorni di primavera (anche d’autunno in effetti) in cui non si sa che cosa indossare, perché un giorno di marzo è già estate e il giorno dopo è di nuovo fine gennaio, o in uno stesso giorno si alternano caldo, sole, freddo e pioggia; sta finendo una stagione, ma la successiva non è ancora iniziata…
E d’altronde la vita è un continuo passaggio da un momento all’altro, da un’emozione all’altra, dalla tristezza alla gioia, dall’equilibrio allo squilibrio, dalla chiarezza al dubbio per ritrovare nuova chiarezza…, il tutto (si spera) verso una crescente e rinnovata consapevolezza di sé che porti, o almeno ci avvicini, all’espressione totale delle proprie facoltà e quindi al senso profondo della nostra esistenza.

(12 marzo 2007)

Nessun commento:

Posta un commento