mercoledì 29 febbraio 2012

Il gusto per la narrazione

Recentemente sono stato a Palermo, per un fine settimana. Da tempo non vedevo un’amica e nel giro di ventiquattr’ore sono riuscito ad organizzarmi e partire con mio fratello.
Oltre ai preparativi necessari, il viaggio è stato, come dire, anticipato da alcuni piccoli eventi che mi hanno introdotto nel clima siciliano.
Il primo di questi è stato una telefonata a Palermo per una questione logistica: il mio interlocutore mi ha tenuto all’apparecchio per quasi cinque minuti, circostanziando e ben motivando il perché non era possibile soddisfare le mie richieste.
Il secondo evento è stata una scena di un nuovo episodio del commissario Montalbano, visto proprio il giorno prima di partire. In tale scena il commissario si era portato sul luogo di un incidente e vedendo un contadino nel campo adiacente gli si avvicina per chiedere se avesse visto qualcosa; l’interpellato, dopo le prime parole, si ferma, talìa u sbirru (così si scrive?) e gli dice: “Venga con me”; lo porta nel punto esatto in cui si trovava al momento dell’incidente e soltanto qui gli racconta per filo e per segno quello che ha visto.
Scene del genere si sono poi ripetute durante il viaggio, scambi di esperienze mediche e chirurgiche, racconti di difficoltà con l’assistenza in aeroporto. Mi sono così reso conto che una delle caratteristiche dei siciliani è la passione per la narrazione degli eventi, dei propri vissuti, proprio come se fossero dei racconti, per cui ogni particolare è ritenuto importante perché chi ascolta possa calarsi nella situazione e la comprenda dall’interno.
Devo dire che il primo contatto con questa caratteristica non mi ha entusiasmato, al nord non si vede l’ora che chi parla troppo, per dirla con una locuzione delle mie parti, ci molli. In seguito la cosa ha iniziato ad affascinarmi e poi a divertirmi. E’ proprio come vedere un film o una commedia, sei lì seduto a guardare e ad ascoltare mentre tutto si svolge, sei parte della scena e le emozioni sono reali.
Ci sono stati anche episodi divertenti per un’altra caratteristica siciliana che è la spontaneità. In un ristorante, in una località molto bella a pochi chilometri da Palermo, dopo averci portato i menu solo qualche minuto prima, il cameriere si presenta e ci dice: “Sapete già cosa ordinare o ho il tempo per farmi due spaghetti?”.
Mi è stato raccontato, invece, dell’incontro di una signora norditalica con un controllore del servizio trasporti pubblico: non trovando la tabella con gli orari del bus (…in effetti non c’era), si rivolge all’uomo in uniforme e chiede a che ora sarebbe passata la corsa successiva. La risposta? “Eh, signora, quando passa, passa!”.
La narrazione… La mia amica mi ha fatto notare che è molto utile, per esempio nei momenti di attesa (magari del tram), il tempo scorre meglio, non ci si annoia; può addirittura  capitare che si colga lo spunto per un articolo o per una nuova canzone.
A proposito di canzoni… no… va be’… un’altra volta. Contagioso il gusto per la narrazione…
Mi sono trovato davvero bene in Sicilia, benché ci siano problemi logistici e di carattere sociale (e uno ci è toccato viverlo, ma d’altronde dov’è che tutto fila sempre liscio?).
Ho conosciuto nuove persone che mi hanno accolto con calore, gente concreta, diretta, che mi ha invitato a tornare, fermandomi qualche giorno di più. Addirittura persone che non ho mai incontrato né visto che tramite l’amica comune mi suggeriscono di fare a Catania il prossimo viaggio nell’isola!
Un altro viaggio in Sicilia lo farò di sicuro, e forse più d’uno, sono appena rientrato, ma vorrei già tornarci. E’ una terra che rapisce i sensi, fatta di gente di cuore, dove si mangiano delle cose buonissime (!!)… Non si può non tornare.

(autunno 2005)

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