mercoledì 29 febbraio 2012

"DEFINIRE SIGNIFICA LIMITARE"

pubblicato su DM 148 - aprile 2003
(titolo di un album di Riccardo Zappa)

Non è forse ora di finirla di considerare disabili le persone che si muovono su carrozzella? E di dargli la precedenza alle casse del supermercato? Non siamo in grado di aspettare qualche minuto o un quarto d’ora? Il più delle volte evito di andare alle casse prioritarie proprio per questo motivo. Il  bello è che nonostante il mio rifiuto di passare avanti, le persone insistono e non c’è alternativa, per evitare di mandarle a quel paese, che passare avanti e ringraziare della cortesia. Le casse prioritarie dovrebbero solo garantire un passaggio più largo delle altre.
Stesso discorso quando c’è coda al bagno, o quando la gente si scansa nei corridoi. La cosa più divertente è quando accidentalmente urti le caviglie di chi ti sta davanti, questi si girano e ti chiedono scusa…
Basta con gli intercalari del tipo: “oh, povero figliolo sfortunato…”; oppure (con la faccia affranta): “Che sfiga!” Che sfiga un corno! Io sono Annibale e sono quello che sono, mi piace cantare,  mi piace scrivere, so aspettare, so scherzare, so ridere, so godermela, in definitiva so vivere!
A questo proposito mi ha dato gioia osservare, durante un concerto, due ragazze con sindrome di down: si divertivano un sacco, ridevano e gridavano, e si muovevano a tempo.
Mi ha pure colpito, e in seguito ho apprezzato, la frase di una persona scomparsa qualche tempo fa: (ha proprio usato questi termini)  “Anche fra i disabili ci sono gli stronzi”. Eh già! Potrei essere uno di quelli, almeno per qualcuno.
Purtroppo diventiamo ciò che ci caratterizza. Per cui si è considerati, e soprattutto poi ci si considera, miodistrofici, disabili, ciechi, zoppi: ma io non sono miodistrofico, non sono la mia malattia, se così vogliamo chiamarla, io sono io, al di là della distrofia.
Questo non significa negare la realtà delle cose. Significa invece rendersi conto che ci sono molte potenzialità da mettere in gioco, da realizzare, e certo situazioni da cambiare e da migliorare, ma non aiuterà considerarci ed essere considerati delle persone speciali, perché questo ci fa perdere molte opportunità.
Una cara amica una volta mi ha detto: “Non penserai di essere un handicappato?” L’avrei baciata sulla bocca, ma c’era lì il fidanzato, per cui…
Allargando il discorso si possono fare altri esempi al riguardo, parlando di omosessuali, che di fatto sono persone a cui piacciono persone dello stesso sesso, di tossico-dipendenti, persone che fanno uso di droga, di ciechi, che sono persone i cui occhi fisici non funzionano; e così via, fino ad arrivare agli psicologici, agli avvocati, ai cantanti, ai direttori, agli operai, …tutte persone che fanno un lavoro, ma non sono il loro lavoro.
Chissà perché si è arrivati a questo…
Mi sorge il dubbio che tutto sia nato per risparmiare parole, e quindi tempo, e  magari denaro, abituati come siamo, probabilmente dall’inizio dei tempi, a ottenere il più possibile con il minor sforzo possibile.
Di conseguenza è diventato più facile etichettare che considerare ogni persona per ciò che realmente è.

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